La metodica attualmente più usata per il trattamento mediante catetere della malattia coronarica è l'impianto di stent. Rispetto all'angioplastica convenzionale (PTCA), l'impianto di stent riduce l'incidenza di restenosi a 6 mesi. C'è comunque un rischio determinato dall'impianto di un corpo estraneo in un'arteria coronaria: quello della trombosi dello stent.

E' quindi necessario prevenire questo evento drammatico (che quando si manifesta può determinare un infarto e anche la morte del paziente) mediante una terapia appropriata ed aggressiva con dei farmaci che interferiscono con la aggregazione delle piastrine ("antiaggreganti piastrinici"). Le piastrine sono gli elementi contenuti nel sangue che per primi intervengono nella formazione del coagulo (trombo). I farmaci antiaggreganti piastrinici utilizzati allo scopo sono 1) aspirina, 2) ticlopidina e 3) clopidogrel.

  1. Nei pazienti sottoposti ad angioplastica con o senza impianto di stent, la terapia con aspirina deve essere protratta per tutta la vita (a meno che non vi siano delle controindicazioni).
  2. Purtroppo l'aspirina da sola si è rivelata meno efficace della sua associazione con un altro antiaggregante piastrinico: la ticlopidina (nome commerciale Tiklid, Ticlopidina ecc) che interferisce con l'aggregazione piastrinica agendo su un recettore diverso della piastrina (il recettore dell'adenosin difosfato, ADP). Per l'effetto sinergico dimostrato, la terapia con aspirina alla dose di 100-325 mg al giorno (per tutta la vita) associata a ticlopidina 250 mg due volte al giorno (per un mese soltanto) è diventata la terapia "standard" che "per prima" è stata utilizzata nei pazienti sottoposti ad angioplastica con impianto di stent. Purtroppo, la terapia con ticlopidina può causare una "neutropenia" (ossia riduzione dei globuli bianchi, detti appunto neutrofili, nel sangue) al di sotto di 1200 per mm3. Se un paziente ha una neutropenia ha una depressione del sistema immunitario, ossia una riduzione delle sue difese contro agenti esterni (batteri e virus). Una neutropenia può essere pericolosa perchè aumenta il rischio di gravi infezioni che in condizioni normali (cioè senza neutropenia) sarebbero risultate banali (ad esempio un raffreddore può diventare facilmente una polmonite un un paziente immunodepresso con neutropenia). C'è inoltre il rischio che circa 1 su 4.800 pazienti trattati manifesti una porpora trombotica trombocitopenica (una grave sindrome in cui si riducono le piastrine nel sangue e si formano dei piccoli trombi nella microcircolazione).
  3. Il clopidogrel (nome commerciale Plavix, Iscover, ecc) agisce con un meccanismo simile alla ticlopidina (sui recettori piastrini per l'ADP) ma è molto più sicuro; l'incidenza di neuropenia è bassissima (0.10% nello studio CAPRIE). Inoltre il clopidogrel: a) è meglio tollerato della ticlopidina (meno effetti collaterali come nausea, gastralgie, diarrea, eruzioni cutanee); b) l'inizio del suo effetto dopo la somministrazione è più rapido (dopo 3 ore dall'assunzione di una dose di carico di 4-8 compresse viene inibito l'80% delle piastrine circolanti); e c) necessita di essere somministrata una sola volta al giorno alla dose di 75 mg. Purtroppo, mentre negli Stati Uniti il costo del Clopidogrel è circa il 20% inferiore rispetto alla ticlopidina, in europa il costo è di gran lunga maggiore.

Nonostante vi siano ancora dei sostenitori della maggior efficacia dell'associazione ticlopidina+aspirina rispetto a clopidogrel+aspirina, una meta-analisi degli studi di confronto effettuati fino al 2002 su quasi 14000 pazienti, ha concluso che l'associazione clopidogrel+aspirina è altrettanto efficace dell'associazione ticlopidina+aspirina nel prevenire la trombosi dello stent e gli eventi ischemici maggiori, oltre ad essere meglio tolleratata.

Alla luce di queste evidenze, e a meno che nuovi studi randomizzati dimostrino il contrario, i pazienti dopo impianto di stent dovrebbero essere trattati con l'associazione di aspirina 100-325 mg al giorno (per tutta la vita) + clopidogrel (Plavix, Iscover, ecc) per almeno un mese. In particolari situazioni cliniche (sindrome coronarica acuta all'ingresso) o quando vengono applicati particolari tipi di stent (a rilascio di farmaco, DES) o venga eseguita la brachiterapia intracoronarica (irradiazione della coronaria) per la prevenzione della restenosi, la terapia con clopidogrel (o ticlopidina) viene di solito continuata per 6-12 mesi, e in alcuni casi selezionati per tutta la vita.

Oltre ai farmaci sopra descritti (che servono per evitare la trombosi dello stent), ne viene prescritto almeno uno che serve ad evitare gli spasmi delle arterie coronarie. Tali spasmi possono manifestarsi nel primo mese dopo l'intervento nei segmenti ai bordi dello stent (traumatizzati dal palloncino utilizzato per impiantare lo stent ma non coperti dallo stent) o dove il palloncino è stato gonfuato per eseguire un'angioplastica convenzionale (PTCA, senza impianto di stent). I farmaci contro gli spasmi appartengono alla categoria dei nitroderivati e dei calcio-antagonisti (vedi farmaci).

Si deve informare il medico di fiducia o il cardiologo che ha eseguito/seguito l'intervento se i nuovi farmaci prescritti alla dimissione provocano effetti indesiderati (collaterali), ma non si deve assolutamente interromperne l’assunzione di propria iniziativa, e neppure per suggerimento da parte di personale sanitario che non sia correttamente informato dei possibili rischi (trombosi dello stent) che questo comporta.

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